La poesia non è una forma ma piuttosto un movimento verso la forma.

Il testo poetico emerge infatti in modo progressivo nella coscienza del poeta come nella mente del lettore che leggendo, lo crea nuovamente richiamando le parole alla vita e al movimento.

La lettura, come la creazione poetica, avviene in modo non lineare: l’occhio percepisce tutto il paesaggio grafico cogliendone le parti in modo casuale ma anche misteriosamente interrelato.

Le nostre opere sono fogli bianchi materici e immateriali da cui affiorano come visioni fatali o apparizioni casuali parole dislocate nello spazio che rivelano vie segrete, unioni, conflitti, assenza di forma e movimento verso la forma.

Il testo poetico vi affiora in modo dinamico e non lineare, come quando è percepito sulla pagina dall’occhio che legge: della sua totalità architettonica sono messi immediatamente a fuoco gli elementi isomorfi e strutturali e poi, man mano, si disegnano le articolazioni meno evidenti. Il testo in movimento è così una sorta di scatola nera non solo della lettura, ma anche del ritmo, del respiro, dell’attraversamento di uno spazio che la pagina poetica ha congelato in sé e che l’atto della lettura libera ogni volta.

Il poeta e il lettore di poesia sono uniti dall’esperienza del movimento verso la forma, che è esperienza del mondo: attraversare, vedere in parte e attraverso, tornare a guardare, aver visto senza saperlo.